L'araba Fenice

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Biografia

Giovanna
Mix di follia, energia e vitalità, sempre pronta a ricostruirsi e far fronte alle numerose sfide della vita, a nove anni Giovanna si trasferisce con i suoi genitori

a Milano. E’ il padre e trasmetterle la passione per l’arte: trascorre le giornate a guardarlo dipingere sul terrazzo di casa e ne resta affascinata. Persona positiva e solare, affronta tutto quello che le accade come un’opportunità. Lavora fin da bambina per dare una mano alla famiglia e riesce a proiettare la sua vitalità in tutto quello che fa.La scuola?
s'impose di studiare la sera dopo il lavoro. 10 in condotta ordinata e compita sul suo banco di scuola,era amta da tutti. Compagni e professori. E così per 8 anni.



lavorava di giorno e studiava di sera.Studiava sul tram. sul lavoro,dappertutto, Lei,doveva sapere conoscere tutto ,anche il più utopico pensiero. Vive il lavoro (anche il più faticoso) come un gioco nel quale crescere e imparare.
Lascia che la sua personalità vulcanica, creativa e pronta ad esplodere resti celata dietro ad una grande timidezza per buona parte della sua giovinezza. Giovanna cresce in fretta cambiando molti lavori, senza però rinunciare a viverli tutti con il consueto ottimismo. A 14 anni si innamora ,di Giorgio, con il quale si sposa il 29 sette,mbre 1969 .Giovanna sembrava andare a fare la comunione anzichè, a celebrare il suo matrimonio.Innammorati da fare invidia,si proposero di mettere al mondo Deborah. Che dire ,!il dono più bello della loro vita.
E’ qui.,dopo aver fatto molteplici lavori quando la sua vita subisce una svolta, all’età di ventisette anni Giovanna cambia nuovamente lavoro e “approda” in un ingrosso di bigiotteria
E’ li che intuisce la forza rigeneratrice dell’Araba Fenice (titolo di una delle ultime opere di Giovanna, dipinta proprio su una delle pareti del Rebelot) : impara a non buttare via nulla, ogni piccolo oggetto o gioiello diventa la “cenere” per un nuovo impulso creativo.

Come l’antica fenice rinasce dalle proprie ceneri, più bella e forte di prima, così Giovanna lascia che siano quei piccoli oggetti, le piccole intuizioni a dare vita alle sue opere: è così che nasce “Lo scrigno di Gio”. La sua primissima creazione tuttavia è legata al padre, al quale Giovanna dedica “I girasoli”.
Le sue opere nascono sempre come espressione di una immediatezza e di una ispirazione incontrollabile. Il senso delle composizioni si spalanca davanti ai suoi occhi, rivelandole scorci di vita ed esperienze fatte, solo a creazione ultimata. E’ l’intuizione artistica che la porta ad intravedere in ciò che appare insignificante un mondo nuovo, pronto a parlarle e a raccontare di lei. La creazione le si auto-impone come forza al di la della sua stessa consapevolezza.
Giovanna non si sente un’artista, né una pittrice, nonostante l’amore per le rime e la poesia non si definisce poetessa: è una persona comune mossa da una semplicità e immediatezza che la porta ad esprimersi in ogni modo possibile. Da qui nasce il titolo di questa mostra, che per Giovanna rappresenta la realizzazione di un grande sogno, “Di saper tutto fo’ finta, di saper niente fo’ tutto”.

Nei sette anni in cui lavora nel negozio di bigiotteria, Giovanna crea un’opera dietro l’altra, sviluppando tre tele per ogni tema a lei caro. In breve tempo riempie la sua casa di quadri e oggetti, reinterpretati e portati a vita nuova dal suo estro creativo.


L’ultimo lavoro che fa prima dell’apertura del Rebelot è la fioraia al cimitero maggiore, proprio li, tra una rosa e un gladiolo, Giovanna incontra, Mario ,(quanto mai)nonché attuale compagno di vita.(ancora per poco E’ il 1996, i due vanno a vivere insieme e due anni dopo da un desiderio comune “nasce” il Rebelot. Ma la tradizione artistica familiare non termina con Giovanna … ci sono due “nuove leve” pronte a darle man forte e a proseguire la passione della nonna, le nipotine Asia (sette anni) e Greta (tre anni): entrambe coltivano la passione per i colori e la pittura, seguendo l’esempio di nonna Gio (nonostante quest’ultima si diverta ad inserire i giochini delle bimbe nelle sue opere piene di fantasia ... trovatele se ci riuscite!

01/01/12

Shelly e la Candida Corvetta

Con questo racconto faremo rivivere le emozioni che ci ha dato Il Corvo nel suo film. La Candida Corvetta diventerà la nuova eroina delle donne, quelle donne che hanno o no già subito violenza. Questo racconto è contro la violenza brutale dell'Uomo . Candida Giovanna e Paola Ceretta
Ciak ai gira....................





Shelly e la Candida Corvetta
Piove. Non mi sforzo neanche più. Le lacrime non mi scendono e basta. E' da tanto tempo che non sono più capace di piangere.
Resto qui, muta, a fissare il tuo volto nella pietra. Non saprei dirti quanto tempo è passato. Mi sento le gambe di marmo. I piedi affondano lentamente nella fanghiglia. Stringo forte il mazzo di rose che ti ho portato.
Rosse. Inconsciamente cerco delle spine. Stringo ancora più forte, mi fanno male le dita ma non succede niente. Neanche una goccia di sangue.

Ne hai già versato abbastanza tu per tutti e due. Freddo. Ho tanto freddo.

Occhi di ghiaccio nascosti sotto un ciuffo nero pece la Corvetta Bianca (Shelly Webster)sembra una delle statue gotiche che popolano il cimitero.
Non muove un muscolo, non fa un fiato.
UUUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH.


Un urlo squarcia la calma immota del campo santo. Le tombe intorno sembrano avere un sussulto. La Corvetta si scaglia contro la lapide, bastonandola con il fascio di rose.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei... Colpo su colpo, frustata su frustata i petali vanno in frantumi. Un tappeto rosso, impalpabile si stende davanti a lei che ansimando, fissa lo sguardo: l'effige del Corvo, riposa in pace.
Notte. Un groviglio di lenzuola. La Shelly si gira e rigira su se stessa, il respiro agitato. Infila la testa sotto il cuscino, scalcia nervosa. Un sibilo lontano, come se qualcuno soffiasse tra le foglie la fa voltare di scatto e spalancare quegli occhi che sembravano incollati.

TIC-TAC.TIC-TAC. TIC-TAC. TIC-TAC. TIC-TAC. Un ticchettio di lancette appare all'improvviso

TICTAC. TICTAC. TICTAC. TICTAC. TICTAC. Sempre più veloce.
TICTAC.TICTAC.TICTAC.TICTAC.TICTAC. Sempre più vicino.

Sveglia Amore!!!
Shelly si tira su di scatto, sgrana gli occhi e si copre le orecchie con i palmi della mani.

Un grido infinito. Più disperazione che terrore. Il volto che si deforma in una grande bocca spalancata.
Poi, di nuovo la calma. Il respiro che palpita lentamente. Le mani ancora sulle orecchie, i gomiti che si appoggiano al seno. Lo sguardo stupito. Silenzio.
Dal buio davanti a sè emerge il volto lunare del Corvo, con uno sbavo di sangue vicino al labbro. Regge una gigantesca sveglia meccanica color bronzo che posa ai piedi del letto. Tic-tac. Tic-tac. Tic-tac. Anche le lancette sono tornate a scorrere piano.



Amore non volevo spaventarti.
Amore sono io.
Tu sei morto.
Si lo so.
Non è uno scherzo divertente.

Non è uno scherzo




L'hai già detto.


Allora sei un incubo. Non c'è altra spiegazione.


Una specie. Non posso né toccarti, né avvicinarmi a te.


Allora perché sei qui?
Devi fare una cosa per me.
Cosa?

Devi uccidere.


Non se ne parla neanche. Sparisci!
Aspetta! Lascia che ti spieghi.


Non hai già versato abbastanza sangue?
Sì, ma a fin di bene.


Sono stanca di guardarmi le spalle.
Amore mio... ascoltami.

Sei venuto a pretendere il favore?


No?!? Ma che dici?!? Non volevo morire ma non potevo lasciarti morire.


Io sono morta comunque.


Non ho potuto impedire che ti stuprassero, però ti ho vendicata.


Allora perché hai così fame di sangue?


E' rimasto qualcosa in sospeso.


Cioè?







Uno dei tuoi carnefici... si è salvato!


Mi sta cercando?


Non lo so. Ma farà altre vittime.




Shelly con un sospiro di rassegnazione, crolla la testa tra le mani.
Tu cosa c'entri?

Finché qualcuno non lo fermerà, io resterò intrappolato in questa dimensione intermedia.

Mi stai chiedendo di ridarti la tua libertà?

Non esattamente.

Spiegati meglio.

Quell'uomo resterà impunito. Lo sai anche tu. Ci hai provato in tutti i modi a farlo condannare. Più vittime fa, più accresce il suo potere.

Se mi sporco le mani di sangue anch'io...

Amore mio... lo so che ho sbagliato. Ho distrutto la nostra vita ma è stato più forte di me... non potevo lasciare in giro quei vermi...

Quindi?
Adesso sono intrappolato... mentre quel lurido infame è a piede libero!

Cosa dovrei fare?

Devi salvare le sue vittime, senza ucciderlo.

Come faccio a stanarlo?

Ti manderò una specie di visione sull'Android, è l'unica cosa che mi è concessa qui. Posso vedere il futuro ma a breve termine. Sarà un video via mms che ti farà vedere la vittima, dove si trova e cosa le sta accadendo. Dovrai raggiungerla e spiegarle cosa sta succedendo.

E se non mi credesse?

Ci devi riuscire.

E poi?

Assicurati che non riveli a nessuno il vostro segreto.

Quanto andrà avanti 'sta solfa?

Finché Jacko non sarà definitivamente fermato.

Ti odio per quello che hai fatto. Ti odio perché mi hai lasciata sola. Ti odio perché non sei arrivato in tempo.



Perdonami...

Sul volto del Corvo scivola una lacrima. Gli occhi liquidi, piantati in quelli glaciali della Corvetta.

Ma odio di più Jacko.

Ti amo, mia dolce Corvetta, non sai quanto.

Lo farò. Dopo di che tu scomparirai insieme a tutto quel sangue e quei terribili ricordi.

Addio amore mio.







Con la mano destra, il Corvo, recupera la sveglia, con la sinistra alza il mantello nero sul volto e scompare nel buio.
Shelly si lascia ricadere sul letto, gli occhi fissi al soffitto, nel vano quanto inconscio tentativo di scorgere delle ombre.


Giorno. Cielo coperto, un vento leggero. shelly insieme alla Corvetta Candida si aggira inquieta tra i rottami di uno









robivecchi a ridosso di un ponte ai bordi della città. Non sa esattamente cosa sta cercando, ma sa che lì troverà qualcosa. Sono passati quattro giorni dall'apparizione del Corvo e non è ancora successo nulla. Silenzio totale. Un'incertezza fastidiosa.

BipBip. Il trillo tipico di un sms annuncia alla Corvetta che le è arrivato il fatidico mms del Corvo. Un rapido sguardo a 360°: in quel deserto di scarti di altre vite e ferraglia in cui sta rovistando non c'è bisogno di appartarsi.






Visualizza. Sulla schermo appare una ragazza bionda, sui 20 anni. Esile, porta a tracolla una borsa voluminosa. Jeans, scarpe da ginnastica, una giacca dimessa. Quasi certamente una studentessa. Sta scendendo le scale della stazione. Binario sotterraneo 3. Il treno è già pronto. E' vuoto. La ragazza sale. Dietro di lei 2 ragazzi di colore e una signora sui 50 anni con le borse della spesa. Poi l'orrendo Jacko. Il tabellone annuncia la partenza: mancano 15 minuti.




La Corvetta molla all'istante il deserto di catorci di ferro e plastica, inforca la sua moto e parte come una saetta. Stazione. Binario sotterraneo 3. Infila le porte scorrevoli del vagone mentre si stanno chiudendo.


Un piede davanti all'altro scivola silenziosa tra gli scompartimenti, finché intravede la ragazza, addormentata, con la testa appoggiata al finestrino. Seduto davanti a lei, mentre si passa la punta della lingua sulle labbra, l'orrendo Jacko.






Pochi secondi e la Corvetta scompare tre carrozze più avanti. Deve pensare e ha poco tempo.


Detesto la fretta.


Non riesce a concentrarsi. Nella mente le si è stampato il volto libidinoso dell'orrendo Jacko.


Devo salvare quella ragazza. Devo salvare quella ragazza. Devo-salvare-quella-ragazza.


Il rumore di un treno in senso opposto attira la sua attenzione. Alza gli occhi sul finestrino e vede la sua immagine scorrere velocissima, moltiplicata all'infinito.
Ecco l'idea che cercava.


Ritorna di corsa nello scompartimento della sua protetta. L'orrendo Jacko ha già cominciato ad accarezzarla ma lei sta ancora dormendo, non si è accorta di nulla. La Corvetta gli blocca la mano artigliandolo al polso.
Ciao Jacko, come stai?, gli sibila stridula piantandogli la faccia a 1 centimetro dal naso.


Tu?!?, inghiotte rumoroso Jacko.


Una nuvola bianca e poi il vuoto. La Corvetta sembra smaterializzarsi. L'uomo lascia perdere la preda e corre lungo i corridoi a caccia della sua antagonista.
Brutta cagna schifosa! Dove ti sei cacciata?
Il piano è molto semplice: distrarre Jacko e spiegare alla ragazza il pericolo che sta correndo. Shelly e la sua candida Corvetta possono lasciare in giro diversi ologrammi per tenere impegnato lo stupratore abbastanza a lungo da tornare dalla studentessa e metterla in guardia. Unica condizione: trovare delle superfici riflettenti. I finestrini sono perfetti.


Allora, puttanella... questa volta non verrà il tuo principe delle tenebre a salvarti!


Sono qui, non mi vedi?!? Shelly dissemina il treno di immagini di se stessa con l'eco della sua voce.


E' talmente stupido che ci vorrà un bel po' prima che si accorga del trucco. Quello ragiona solo con il cazzo e nel cervello c'ha un solo neurone, a forma di gnocca!

Una volta raggiunto lo scompartimento,


dall'altoparlante annunciano l'arrivo nella prima stazione. La Corvetta tenta di svegliare la ragazza, senza successo. La scuote, nessun esito. Il tempo stringe.


Forse Jacko l'ha narcotizzata.


Fruga nella borsa della bella addormentata. Telefonino, portafogli, quaderno, penne, fazzoletti, un paio di libri alti come la Bibbia, spazzola, lucidalabbra... pasticche. Controindicazioni: leggera narcolessia.


Porca miseria! Ci mancava anche questa!


Tra un'imprecazione e l'altra la Shelly raccatta la sconosciuta e si nasconde nel bagno.


Ti devi svegliare!!!

Pizzicotti, schiaffi leggeri. Niente.


A mali estremi, estremi rimedi!!! Prende la testa della ragazza e gliela ficca sotto l'acqua fredda.






BRRRRRRRRLLLLLLL. Oddio che cazzo succede?


La bionda si tira su di scatto spingendo contro la parete Shelly
AAAAHHHHHH! Chi sei? Dove sono?


La ragazza si fa piccola piccola in un angolo appena si accorge dell'altra donna.


Sono la Corvetta Bianca. Non devi avere paura di me. Sono qui per aiutarti. E le tende una mano.


L'altra continua a stringersi nelle spalle: la Corvetta cosa?


La Corvetta Bianca. Ma non importa. C'è un uomo che vuole violentarti!


Cosa?!?

Lo conosco bene. E' uno stupratore. L'ha già fatto.


E tu come lo sai?


Non ha importanza. La cosa importante, invece, è che ti tenga lontano da lui. A che fermata devi scendere?


Che uomo? Io ho visto solo un signore in giacca e cravatta. Chi mi dice che non sei sua complice?


Ti prego, fidati di me.
Se vuoi soldi, non ne ho.


Non voglio niente.

Mi prendi per scema?
BipBip. Un nuovo mms attira l'attenzione dj Shelly
Falle vedere questo video. Il Corvo.
Shely esegue, senza pensarci troppo.


Guarda questo e capirai, tirando la ragazza verso di sé.


La visione è agghiacciante.

La Corvetta Bianca giace a terra, sopra di lei c'è un uomo. Le sta strappando i vestiti. Lei urla, piange, lo supplica di lasciarla stare. Le tiene le cosce strette con le ginocchia. Cambia la visuale. L'aggressore infila la punta delle scarpe tra le gambe della ragazza e gliele divarica. Ora è sdraiato sopra di lei. La Corvetta tenta di scalciare ma l'uomo le strappa le mutandine e la penetra, con un colpo secco. La Corvetta sbarra gli occhi, spalanca la bocca: un unico interminabile grido. La bestia affonda dentro di lei a colpi di reni mentre si lecca le labbra con la punta della lingua: è l'orrendo Jacko.

La ragazza si gira verso la Corvetta, gli occhi gonfi di lacrime: ora ti credo.

Come ti chiami?

Clelia

Quando devi scendere?

Clelia guarda l'orologio: tra mezz'ora.

Non ci sono altri treni dopo questo?

E' l'ultimo.

Ti viene a prendere qualcuno?

Ho il motorino.

 


Clelia e La Corvetta aspettano in silenzio la fermata giusta. Chiuse dentro al bagno. Appena l'altoparlante annuncia l'arrivo in stazione, la Corvetta, con le unghie degli artigli, svita il finestrino. Appena il treno si ferma, le due ragazze saltano sulle rotaie e raggiungono il boschetto retrostante i binari. Appena il convoglio riparte, Clelia e la Corvetta riattraversano i binari come fulmini e raggiungono il motorino della ragazza.

Non puoi salire senza casco.Metti in moto e non ti preoccupare.

Se ci fermano, mi ritirano il motorino.

Vai!

Arrivate a casa di Clelia, entrano nel box e posteggiano il motorino.

Grazie.
La Corvetta non risponde.
Mentre la ragazza scompare dietro una porticina che comunica con la villetta in cui abita con i genitori e il fratellino, la Corvetta si dilegua chiusa nel suo mantello bianco.
Mattina presto, poco dopo l'alba. La Corvetta dorme profondamente, abbracciata al cuscino. E' passata una settimana da quando ha salvato Clelia dalle grinfie di Jacko.

BipBip. Si sveglia di soprassalto. Il secondo mms del Corvo.

Fermata dell'autobus. Maruska ha 50 anni compiuti da una settimana. E' in Italia da una decina d'anni, poco più. Viene dalla Bosnia. E' scappata appena finita la guerra. Non aveva più nessuno per cui cucinare la cena. Marito e due figli sepolti al di là del fiume, morti sotto i colpi dei mortai serbi. Lavorava in biblioteca, poi hanno bruciato anche quella. Appena arrivata ha ciondolato per un po' tra le pensioni di quart'ordine vicino al campo rom e il piazzale dietro la stazione, dove rimedia un lavoro da badante poi da donna delle pulizie. La pagano meno ma la sera e il week end è libera.

Alle 6.00 del mattino è già alla fermata del tram. Capelli corti biondo platino, trucco leggero, pantalone, golf e cappotto impeccabili. Fare la serva non significa essere una serva le diceva sua nonna da piccola. Unghie laccate, l'unico sfizio. Si guarda riflessa nel plexiglass della pensilina. Si schiaccia la pancia e prova a trattenere il respiro. Dovrebbe perdere due o tre chili per essere in perfetta forma.

Adoro le donne con le curve.

Una voce alle spalle la fa sussultare. Non c'è mai nessuno alla fermata, a quell'ora del mattino.

Mi scusi, non la volevo spaventare, sogghigna l'uomo, mellifluo, mentre le prende la mano e l'avvicina a un soffio dalle sue labbra.

Grazie, risponde Maruscka, imbarazzata. Non sono abituata ai complimenti e ritrae la mano sospettosa.

Jacko le si fa ancora più vicino.

Che buon profumo, annusandole il collo.

Maruscka si sposta di scatto, verso l'interno della pensilina. Adesso ha paura.

Jacko le allunga la mani sul viso, accarezzandolo.

La Corvetta Bianca mette in tasca l'Android e scatta in sella alla moto.



Maruscka è alle corde in un angolo della pensilina. L'orrendo Jacko pregusta la preda leccandosi le labbra con la lingua quando una specie di tornado lo travolge alle spalle schiantandolo contro il plexiglass, che va in frantumi. E' la Corvetta Bianca che gli è piombata sulla schiena a piedi uniti. Prende Maruscka per mano e la trascina via. Questa volta non c'era tempo per convincerla. Il pericolo era talmente palese che, forse, non ce ne sarebbe stato neanche bisogno.

Grazie.

Dove ti devo portare?

Chi sei?

Non ha importanza.

La Corvetta accompagna Maruscka da un'amica e scompare.






Sabato. Serata di inaugurazione del Rebelot2, la discoteca adiacente all'omonimo pub degli artisti. Musica dal vivo e dj set. Birra e whisky gratis per tutti.

Corpi sudati si muovono flessuosi sulla pista. Altri si scontrano saltando come colpiti da scariche elettriche.


Le due piste sono stracolme. Qualcuno collassa già ubriaco sui divanetti. Altri ballano, un po' storditi, sui tavolini.


Un uomo s'infila nel bagno delle donne ma nessuno lo nota, c'è troppa gente.






La serata è fresca. Troppo anche solo per passeggiare. La Corvetta si gode il silenzio del parco, seduta su una panchina.

BipBip. Un nuovo mms dal Corvo.


La Corvetta sbuffa ma sa che non può tirarsi indietro.


L'orrendo Jacko ormai sa di essere braccato dalla sua acerrima nemica. Non riesce a capire come faccia a scoprire i suoi piani ma è sicuro di dover agire in fretta.


Incurante delle ragazze che si stanno rifacendo il trucco davanti allo specchio esce dal suo nascondiglio, dietro la porta Privato. Sceglie un box a caso e scardina la serratura con il calcio della pistola. Le altre scappano urlando ma le loro grida si confondono con i rumori della discoteca. Piomba sulla preda che non ha neanche il tempo di capire cosa stia succedendo. Si stava tirando su le mutandine. Jacko la rende docile puntandole la pistola alla tempia, mentre con l'altra mano si slaccia, veloce, i pantaloni.



Anche questa volta la Corvetta Bianca gli arriva alle spalle. Con un calcio spalanca la porta scaraventando il mostro sulla parete. Prende la ragazza, prostrata, per mano e la trascina fuori. Si muove lenta. Un po' per lo schock, un po' perché impedita nei movimenti dalle mutandine e dai pantaloni abbassati.




Jacko approfitta subito del vantaggio e guadagna terreno. Le due donne stanno per scivolare nella bolgia al di là della porta quando Jacko afferra la Corvetta per le spalle.

Dove vai cagna schifosa!?!

La Corvetta dà un spinta alla ragazza: scappa! Scappa! Poi sente il freddo della canna appoggiata sul suo collo.

Vediamo se sei ancora brava a farmi godere, sibila Jacko a denti stretti mentre la trascina all'interno del bagno.

Urge una reazione. Pronta e chirurgica. La Corvetta muove gli occhi velocemente. Alla ricerca di un appiglio. Alla ricerca di un'idea.

Il braccio destro saetta rapido nell'aria, rigido come un pezzo di marmo, per abbattersi feroce sul lato interno del gomito di Jacko.
Va all'inferno porco bastardo!!
Puttana!!!, il braccio dell'uomo si piega in due come un ramo secco. La pistola cade per terra. Il tempo di realizzare dov'è finita e la Corvetta ci si butta sopra, seguita dallo stupratore. Le mani di entrambi stringono il calcio cercando di indirizzare la canna. Parte un colpo. Il proiettile si innesta nel muro.

La Corvetta ha un attimo di esitazione e l'uomo ne approfitta per abbassare l'arma verso il pube della ragazza che con un colpo di reni preme il ferro bollente sulla pancia dell'aguzzino usando il suo ventre.

Ahhhh! Troiaaaaaa!!! Ti piace il gioco pesante!

I due si rotolano sul pavimento avvinghiati, cercando con l'indice il grilletto. La Corvetta tiene Jacko per i capelli, lui la prende per il collo. Si guardano fissi negli occhi. La Corvetta non fa un fiato. Lui digrigna i denti.

Uno sparo squarcia quel silenzio irreale. L'orrendo Jacko apre la bocca come per dire qualcosa ma escono solo fiotti di sangue. La Corvetta molla la presa e la testa del mostro ricade all'indietro picchiando sul pavimento. Un tonfo sordo. Lo sguardo vuoto.


Si rialza lentamente, come fosse un automa. Secondi che sembrano ore interminabili.


L'orrendo Jacko sembra un bambolotto scomposto. Inerte. Floscio. La Corvetta lo fissa, incapace di qualsiasi emozione. Gli occhi vitrei. Le mani sporche di sangue.


Nelle orecchie la voce del Corvo: scappa, amore mio! Scappa! E' finita!


The end


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